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Il petrolio? Meglio di una bistecca!

Incredibile fonte di energia, luci e ombre dell’olio nero: il petrolio.



Se chiedete a un fisico o a un chimico: “C’è più energia nella benzina o nella bistecca mangiata a pranzo?”, vi risponderanno “Nella benzina!”. Il petrolio, con tutti i suoi derivati, è il campione indiscusso della portabilità dell’energia e, grazie alla petrolchimica, è diventato il combustibile più pratico e versatile in assoluto.


Un po’ di storia del petrolio!

La storia del petrolio è più antica di quel che si immagina. In Persia il petrolio grezzo, denso e appiccicoso, trasudava spontaneamente da alcune rocce, e qualche scossa di terremoto talvolta poteva aprire un giacimento di superficie e far spuntare un getto di petrolio, a mo’ di geyser, in pieno deserto.
Marco Polo descrisse le fontane di olio nero che aveva visto nella regione di Baku, nell’attuale Russia. Il bitume (una miscela semisolida di vari tipi di petrolio) veniva usato in Persia 6 mila anni or sono per asfaltare le strade più importanti. E gli Egizi usavano la pece per rendere più impermeabile il fondo delle imbarcazioni.
Ma in questi luoghi non si andava oltre, e il petrolio grezzo non era considerato un buon combustibile: era difficile da maneggiare, bruciava in modo irregolare e il fumo nero era decisamente puzzolente.

 

I combustibili fossili

Carbone e petrolio e gas naturale sono detti combustibili “fossili” perché si sono formati, nella stessa maniera, milioni e milioni di anni fa, al tempo dei dinosauri. La Terra era molto più selvaggia di oggi: c’erano foreste ovunque e molti più animali di oggi. Anche il mare era assai più ricco, con molte specie di alghe e di plancton.
Inoltre la Terra stava terminando la sua evoluzione: eruzioni vulcaniche e terremoti imperversavano ancora. Man mano che morivano, piante e animali venivano ricoperti da nuovi strati di terra e roccia.
Sottoterra (in particolare sotto i fondali marini), le sostanze chimiche che componevano gli esseri viventi si disgregavano per il grande peso del materiale che li ricopriva trasformandosi in petrolio e gas. Il legno si trasformò per lo più in carbone. Nacquero così tutti i grandi giacimenti di combustibili fossili che ora sfruttiamo voracemente per produrre energia.

 

La mineralizzazione

Questo processo naturale si chiama mineralizzazione: vegetali e animali diventano petrolio e carbone, cioè minerali. La benzina che oggi hai usato per andare a scuola potrebbe derivare proprio dalla carcassa di un dinosauro: ecco perché li chiamiamo combustibili fossili. Inoltre gas, petrolio e carbone sono fonti energetiche «non rinnovabili» perché la formazione di giacimenti di combustibili fossili è durata milioni di anni, mentre noi li stiamo prosciugando nel giro di pochi secoli. Così velocemente che non diamo il tempo alla natura di compiere il suo corso e di rinnovare i giacimenti svuotati dall’uomo.
Grazie alla chimica dai primi anni del Novecento abbiamo imparato a raffinare il greggio e a usarlo in tutte le sue parti (ricorda che anche la plastica è un derivato del petrolio) trasformandolo in un combustibile dal punto di vista della fisica: è liquido e facile da trasportare e sprigiona 10 Kwh per ogni chilogrammo. In 1 litro di questo liquido puzzolente c’è l’energia equivalente a 35 robusti uomini che per 5 settimane hanno lavorato per te! Per avere la stessa energia servirebbero almeno 4 kg di legna o 15 metri quadri di pannelli solari che agguantano l’energia di una intera giornata di pieno sole estivo.
Un kg di benzina ha la stessa energia di 15 kg di tritolo e 100 volte l’energia di un kg di batterie al litio per telefonini. Ed è economico: il costo vivo di produzione (tolte le tasse) è di 50 centesimi o poco più. Ecco perché rinunciare al petrolio è difficilissimo: è troppo comodo e troppo conveniente.

 

Ma quanti svantaggi…

Occorre iniziare ad “aggiungere” ai vantaggi del petrolio gli svantaggi che produce a livello di inquinamento quando lo bruciamo (anche quello delle petroliere che affondano), di sfruttamento dei suoli (raffinerie, gasdotti, oleodotti), del trasporto con le autobotti per la distribuzione nelle stazioni di rifornimento. Se tutte le controindicazioni venissero calcolate e “aggiunte” ai costi di un prodotto che sfrutta le energie fossili, allora lo guarderemmo con occhi diversi e saremmo assai più stimolati a risparmiarlo e ad usare le fonti rinnovabili.

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